before the flood
"Il cambiamento climatico minaccia la pace conquistata a fatica per miliardi di persone. Oggi dobbiamo mettere il mondo su un percorso obbligato. È una questione determinante della nostra epoca, del nostro presente. La nostra risposta definirà il nostro futuro. Questo è il motivo per cui siamo qui oggi. Abbiamo bisogno di una visione chiara. Il costo umano, ambientale e finanziario dei cambiamenti climatici sta diventando insopportabile sempre più rapidamente" Ban Ki-moon, Climate Summit 2014
Punto di non ritorno ...

Before the Flood è un viaggio intorno al mondo per raccontare come il riscaldamento globale sta cambiando la Terra, quali sono state le sue cause e che cosa possiamo ancora fare per ridurne gli effetti. DiCaprio nel suo viaggio incontra scienziati, capi di stato, imprenditori e personaggi politici dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama al segretario di Stato americano John Kerry, Elon Musk e papa Francesco. Leonardo DiCaprio negli ultimi anni si è dedicato molto ai temi dell'ambiente anche con la sua fondazione, che ha avviato diversi progetti per la tutela degli ecosistemi e per divulgare le notizie sul cambiamento climatico. Il documentario ha inizio con questa immagine ....

LA VENDETTA DI GAIA Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo, se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca. Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) : il nostro mondo, potrebbe avere superato il punto di non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta'. Lovelock e' il biofisico inglese che nel 1979 mise a punto una teoria innovativa, destinata a enorme successo: il nostro pianeta e' una sorta di organismo vivente, Gaia, dal nome della dea Terra degli antichi greci. Un sistema in grado di autoregolarsi e mantenere il suo naturale equilibrio. Cosi' come non possiamo capire il funzionamento di un corpo umano esaminando separatamente i vari organi, allo stesso modo non possiamo comprendere i mutamenti planetari se studiamo le componenti fisiche e biologiche della Terra trascurandone le relazioni reciproche. La teoria all'epoca suono' quasi rassicurante: sembrava possibile qualunque attivita' umana, tanto Gaia sapeva come cavarsela. Non era cosi' semplice, ovviamente. Man mano che le conoscenze dei rischi planetari aumentavano, Lovelock ha sempre piu' sottolineato che i nostri comportamenti potrebbero perturbare Gaia profondamente, spingendola verso un nuovo equilibrio che non prevede la vita umana: la fine dei parassiti. Le emissioni di gas serra in atmosfera hanno superato le 380 parti per milione, e nel suo saggio, Lovelock annuncia un futuro decisamente cupo: «Prima che il secolo sia finito, miliardi di noi moriranno e i pochi sopravvissuti vivranno nell'Artico, almeno li' il clima sara' tollerabile». Nel capitolo «Forecasts for the XXI century» (Previsioni per il XXI secolo) Lovelock espone la lucida analisi dei fatti che lo spingono a queste previsioni. In pratica, una lista delle ferite inferte a Gaia. «Sono abbastanza sicuro che quando raggiungeremo la soglia di 500 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera assisteremo a cambiamenti climatici che sconvolgeranno il mondo» scrive Lovelock. «A questo ritmo, succedera' entro i prossimi 40 anni: non credo che Stati Uniti, India e Cina taglieranno le loro emissioni in tempo».
Al momento l'atmosfera contiene piu' di 380 parti per milione di anidride carbonica contro le 280 del 1750. L'80 per cento di questo aumento dipende dall'uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione. Insieme a metano (piu' che raddoppiato nello stesso periodo) e vapore acqueo, l'anidride carbonica assorbe la radiazione solare riflessa dalla Terra e la riemette verso la superficie terrestre: quello che chiamiamo l'effetto serra. «Un rischio gravissimo» continua Lovelock. «Se la temperatura globale aumentera' di altri 2,7 gradi, i ghiacciai della Groenlandia non saranno piu' stabili e continueranno a sciogliersi anche se riuscissimo a diminuire la temperatura».